quarto stato

giovedì 31 marzo 2011

Petizione. Diamo la Nazionalità Italiana a Yaeb Sar

Appello al Presidente della Repubblica affiché conceda a Yaeb Sara, il bambino nato in mare durante la traversata dalla Libia verso Lampedusa, la nazionalità italiana.

Yaeb SaraFIRMA questa Petizione

Bombe all'uranio impoverito sulla Libia

Non voglio glissare la contingenza politica, ma la situazione è talmente confusa che è meglio comprendere gli avvenimenti per esprimersi con compiutezza. Di certo c'è solo la campagna all'ultimo sangue della maggioranza di governo per salvare la pelle del sig. B dai processi. E, di certo, c'è il caos più totale sul come affrontare le emergenze, vedi immigrati. Temi sui quali tornerò nelle prossime ore, data la velocità con cui si susseguono gli avvenimenti.

Il post di oggi esamina un problema altrettanto grave: la natura delle bombe sganciate sulla Libia. Riporto qui l'analisi del prof.
Massimo Zucchetti. Un articolo lungo che sommato a quanto pubblicato da L'Espresso fornisce un quadro alquanto chiaro dei pericoli di contaminazione per le popolazioni libiche e l'ambiente di quel Paese. Un dato su tutti:
i cruise lanciati sulla Libia contengono Uranio impoverito. Sono state calcolate le conseguenze dell’inquinamento radioattivo: fino a seimila morti
Un saluto
Vladimir




leggi articolo L'Espresso

L'analisi del prof. Massimo Zucchetti

Introduzione

Le questioni che riguardano l’Uranio impoverito e la sua tossicità hanno talvolta, negli anni recenti, esulato dal campo della scienza. Lo scrivente si occupa di radioprotezione da circa un ventennio e di uranio impoverito dal 1999. Dopo un’esperienza di pubblicazione di lavori scientifici su riviste, atti di convegni internazionali e conferenze in Italia, sul Uranio impoverito, questo articolo cerca di fare una stima del possibile impatto ambientale e sulla salute dell’uso di uranio impoverito nella guerra di Libia (2011). Notizie riguardanti il suo utilizzo sono apparse nei mezzi di informazione fin dall’inizio del conflitto.
Per le sue peculiari caratteristiche fisiche, in particolare la densità che lo rende estremamente penetrante, ma anche il basso costo (il DU costa alla produzione circa 2$ al kg) e la scomodità di trattarlo come rifiuto radioattivo, il DU ha trovato eccellenti modalità di utilizzo in campo militare.
Se adeguatamente trattata, la lega U-Ti costituisce un materiale molto efficace per la costruzione di penetratori ad energia cinetica, dense barre metalliche che possono perforare una corazza quando sono sparate contro di essa ad alta velocità.
Il processo di penetrazione polverizza la maggior parte dell’Uranio che esplode in frammenti incandescenti (combustione violenta a quasi 5000 °C) quando colpisce l’aria dall’altra parte della corazzatura perforata, aumentandone l’effetto distruttivo. Tale proprietà è detta “piroforicità”, per fare un esempio, la caratteristica dello zolfo dei fiammiferi. Quindi, oltre alla elevata densità, anche la piroforicità rende il DU un materiale di grande interesse per queste applicazioni, in particolare come arma incendiaria (API: Armour Piercing Incendiary cioè penetratore di armature incendiario).
Infine, in fase di impatto sull’obiettivo, la relativa durezza del DU (in lega con il Titanio) fornisce al proiettile capacità autoaffilanti: in altre parole, il proiettile non si “appiattisce” contro la corazza che deve sfondare, formando una “testa piatta” – come fa ad esempio un proiettile di Pb – ma mantiene la sua forma affusolata fino alla completa frammentazione, senza quindi perdere le proprietà penetranti.
In battaglia il DU è sicuramente stato impiegato nella Guerra del Golfo del 1991, durante i bombardamenti NATO/ONU sulla Repubblica Serba di Bosnia nel settembre 1995, sulla Jugoslavia nella primavera 1999; in questo secolo, durante lattacco all’Afghanistan e successivamente ancora in Iraq nel 2003.

L’uso di dispositivi al DU nelle guerre in Somalia ed in Bosnia centrale e centro-orientale (soprattutto ampie aree intorno a Sarajevo) negli anni ‘90, in Palestina ed in poligoni di tiro di competenza delle forze militari NATO, è ancora incompletamente documentato.
Tra gli armamenti che usano DU, citiamo anche il missile Cruise Tomahawk il cui utilizzo durante la guerra nei Balcani della primavera 1999, pur non ammesso dalla NATO è stato confermato da ritrovamenti in loco e da fonti della Unione Europea.
D’altra parte, nel decalogo degli ufficiali, consegnato a tutti gli uomini in divisa spediti in Kosovo, vi erano delle raccomandazioni da seguire alla lettera, circa la presenza di Uranio impoverito sul territorio e in particolare nei missili Cruiese Tomahawk. L’introduzione recita così:
«I veicoli ed i materiali dell’esercito serbo in Kosovo possono costituire una minaccia alla salute dei militari e dei civili che ne dovessero venire a contatto. I veicoli e gli equipaggiamenti trovati distrutti, danneggiati o abbandonati devono essere ispezionati e maneggiati solamente da personale qualificato. I pericoli possono derivare dall’Uranio impoverito in conseguenza dei danni dovuti alla campagna di bombardamento NATO relativamente a mezzi colpiti direttamente o indirettamente. Inoltre, i collimatori contengono tritio e le strumentazioni e gli indicatori possono essere trattati con vernice radioattiva, pericolosa per chi dovesse accedere ai mezzi per ispezionarli». Seguono consigli su come evitare l’esposizione all’Uranio impoverito. Testuale: «Evitate ogni mezzo o materiale che sospettate essere stato colpito da munizioni contenenti Uranio impoverito o missili da crociera Tomahawk. Non raccogliere o collezionare munizioni con DU trovare sul terreno. Informate immediatamente il vostro comando circa l’area che ritenete contaminata. Ovunque siate delimitate l’area contaminata con qualsiasi materiale trovato in loco. Se vi trovate in un’area contaminata indossate come minimo la maschera ed i guanti di protezione. Provvedete a un’ottima igiene personale. Lavate frequentemente il corpo e i vestiti».
Le valutazioni sulla quantità di DU utilizzato nei missili Cruise divergono.
In particolare, essi variano, nelle diverse fonti, fra valori intorno ai 3 kg, per andare invece fino a 400 kili circa. In nota si ha una compilazione delle diverse fonti reperibili su questo aspetto, assai importante ai fini della stima dell’impatto ambientale.
Le prevedibili smentite sulla presenza di Uranio in questi missili si scontrano con la pubblicistica sopra riportata, ed anche su fonti di origine militare.
Questa grossa variabilita’ nei dati puo’ essere facilmente spiegata. Alcuni Cruise sono con testata appesantita all’uranio impoverito, altri no. Anche quegli altri, tuttavia, hanno uranio impoverito non nella testata del missile, ma nelle ali, come stabilizzatore durante il volo.
Allora possiamo definire due casi
■WORST CASE: Cruise all’Uranio nella testata. Assumiamo 400 kili di DU.
■BEST CASE: Cruise NON all’Uranio nella testata. Assumiamo 3 kili di DU nelle ali.

Calcolo di impatto ambientale e sulla salute

Nell’ampia letteratura dedidcata dall’autore al problema Uranio Impoverito era gia’ stato affrontato un calcolo di contaminazione radioattiva da Uranio dovuto ai missili Cruise, in particolare quelli lanciati sulla Bosnia nel 1995. Lo studio e’ reperibile anche su internet, oltre che sulla rivista scientifica Tribuna Biologica e Medica.
Riprendendo i modelli utilizzati nell’articolo citato, si puo’ dedurre quale è la situazione di teatro, sui luoghi di inalazione, con un calcolo inteso solo ad accertare se, in almeno un caso realistico, l’ordine di grandezza delle dosi in gioco non permetta di trascurare il problema.
Consideriamo l’impatto di un missile Cruise Tomahawk che porti 3 kg (best case), oppure 400 kg (worst case) di DU.
L’impatto produce una nuvola di detriti di varie dimensioni, dopo combustione violenta a circa 5000°C. Il pulviscolo è, come detto, composto da particelle di dimensioni nel range [0.5 - 5] micron. Tra 500 e 1000 metri dall’impatto si possono respirare nubi con densità sufficiente a causare dosi rilevanti, composte da particelle che hanno una massa da circa 0.6 a circa 5 nanogrammi (6-50×10-10 g). E’ stata effettuata una stima mediante il codice di calcolo di dose GENII[10], trascurando gli effetti dovuti all’incendio e considerando soltanto l’esposizione per una inalazione di un’ora dovuta al semplice rilascio del materiale, non considerando alcuni fattori che potrebbero far ulteriormente crescere l’esposizione. In un’ora si può inalare pulviscolo radioattivo proveniente dalla nube in quantità già notevoli.
Occorre tener conto che i moti fluidodinamici del corpo atmosferico (direzione e velocità del vento, gradiente verticale di temperatura, etc.) possono causare, in angoli solidi relativamente piccoli, concentrazioni dell’inquinante anche parecchi ordini di grandezza superiori a quelli che si avrebbero con un calcolo di dispersione uniforme, che non ha senso in questo scenario. Gruppo critico, in questo caso, sono proprio quelle persone “investite” dalla nube di pulviscolo.
Un missile che colpisce il bersaglio può prendere fuoco e disperdere polveri ossidate nell’ambiente, secondo la stima delle probabilità che verra’ in questo lavoro.
Circa il 70% del DU, contenuto nei missili che si suppone vadano sempre a segno, essendo “intelligenti”, brucia. Di questo, circa la metà sono ossidi solubili.
La granulometria delle particelle costituenti la polvere di ossido di DU appartiene totalmente alle poveri respirabili, e vengono anche create polveri ultrafini. In particolare, il diametro delle particelle è in questo caso più fine rispetto alle polveri di uranio di origine industriale, comuni nell’ambito dell’industria nucleare. Si parla delle grande maggioranza delle polveri contenuta nel range [1-10] micron, con una parte rilevante con diametro inferiore al micron.
Per quanto riguarda il destino delle polveri di DU nel corpo umano, la via di assunzione principale è – come noto – l’inalazione. Come detto, parte delle polveri sono solubili e parte insolubili nei fluidi corporei.
Date le caratteristiche degli ossidi di DU di origine militare, occorre rilevare come esse abbiano comportamento differente rispetto alle polveri industriali di uranio. Si può comunque ancora supporre, secondo ICRP[11] che circa il 60% dell’inalato venga depositato nel sistema respiratorio, il resto viene riesalato.
Si può assumere che circa il 25% delle particole di diametro intorno a 1 micron vengano ritenute per lungo periodo nei polmoni, mentre il resto si deposita nei tratti aerei superiori, passa nel sistema digerente e da qui viene eliminato per la maggior parte attraverso le vie urinarie, mentre piccole parti passano ad accumularsi nelle ossa .
Del 25% di micro-particelle ritenute nei polmoni, circa la metà si comporta come un materiale di classe M secondo ICRP, ovvero è lentamente solubile nei fluidi corporei, mentre il resto è insolubile.
Questo tipo di comportamento e di esposizione non è stato studiato in nessuna situazione precedente di esposizione ad alfa emettitori nei polmoni, riscontrate in ambito civile. La modalità di esposizione è quindi molto differente da quelle sulla base delle quali si sono ricavate le equivalenze dose-danno in radioprotezione.
Non è pertanto del tutto corretto – sebbene costituisca un punto di riferimento – estrapolare valutazioni di rischio per esposizione a questo tipo di micro-polveri radioattive dai dati ricavati per i minatori di uranio, e neppure ovviamente dagli alto-irraggiati di Hiroshima e Nagasaki. Gli standard di radioprotezione dell’ICRP si basano su queste esperienze, e pertanto possono portare a sottostime del rischio in questo caso.
Passando poi ad altro tipo di tossicità rispetto a quella radiologica, è poi plausibile che:
- vista la componente fine ed ultrafine delle polveri di DU d’origine militare,
- vista la tossicità chimica dell’uranio, la contaminazione ambientale da ossidi di DU di origine militare abbia tossicità sia chimica che radiologica: deve essere valutato l’effetto sinergico di queste due componenti.
In altre parole, la radioattività e la tossicità chimica dell’uranio impoverito potrebbero agire insieme creando un effetto “cocktail” che aumenta ulteriormente il rischio.
Si mette poi in risalto il fatto che il clima arido della Libia favorisce la dispersione nell’aria delle particelle di uranio impoverito, che possono venire respirate dai civili per anni. Il meccanismo principale di esposizione a medio-lungo termine riguarda la risospensione di polveri e la conseguente inalazione.
La metodologia e le assunzioni relative a questo modello sono già state pubblicate in altri lavori dell’autore ai quali si rimanda. Vengono messe in evidenza qui soltanto le rifiniture e variazioni rispetto al modello applicato e già pubblicato, ed in particolare:
- Il calcolo di impegno di dose è a 70 anni e non più a 50 anni, secondo quanto raccomandato da ICRP.
- Si sono utilizzati dati per ora approssimati sulla distribuzione della popolazione intorno ai punti di impatto, che tengono anche conto dell’utilizzo principale dei proiettili al DU in aree popolate.
I risultati del modello possono essere così riassunti:
- CEDE (Dose collettiva): 370 mSvp in 70 y, per 1 kg di DU ossidato e disperso nell’ambiente.
- CEDE annuale massima nel primo anno (76 mSvp), cui segue il secondo anno (47 mSvp) e il terzo (33 mSvp).
- La via di esposizione è tutta da inalazione di polveri. L’organo bersaglio sono i polmoni (97.5% del contributo alla CEDE).
- Fra i nuclidi responsabili, 83% della CEDE è da U238, ed il 14% da U234
Per quanto riguarda la quantità totale di DU ossidato disperso nell’ambiente, si parte per questa valutazione dai dati riportati dalla stampa internazionale: nel primo giorno di guerra, circa 112 missili Cruise hanno impattato sul suolo libico[13]. Quanti missili verranno sparati prima della fine della guerra? Non e’ dato saperlo, faremo un’assunzione di circa 1000 missili sparati, e in ogni caso i valori che verranno stimati saranno variabili con una semplice proporzione.
Se tutti i missili fossero “privi” di DU, si avrebbe comunque una quantita’ di:
1000 * 3 = 3000 kili = 3 Tonnellate di DU (best case)
Se tutti i missili fossero con testate al DU avremmo una quantita’ fino a
400.000 kili = 400 tonnellate di DU.
Si confronti questo dato con le 10-15 Tonnellate di DU sparate nel Kossovo nel 1999 per valutarne la gravita’.
Si supponga che circa il 70% dell’uranio bruci e venga disperso nell’ambiente, arrivando così ad una stima della quantità di ossidi di DU dispersa pari a circa 2,1 tonnellate (best case) e 280 tonnellate (worst case).
Questo permette di stimare pertanto una CEDE (dose collettiva) per tutta la popolazione pari a:
■Best case: 370 mSvp/kg * 2100 kg = 780 Svp circa.
■Worst case: 370 mSvp/kg * 280.000 kg = 104000 Svp circa
Ribadiamo come non sia del tutto corretto – sebbene costituisca un punto di riferimento – estrapolare valutazioni di rischio per esposizione a questo tipo di micro-polveri radioattive dagli standard di radioprotezione dell’ICRP, che sono quelli adottati dal codice GEN II.

Se tuttavia applichiamo anche qui il coefficiente del 6% Sv-1 per il rischio di insorgenza di tumori, otteniamo circa
■Best case: circa 50 casi di tumore in più, previsti in 70 anni.
■Worst case: circa 6200 casi di tumore in più, previsti in 70 anni.

Conclusioni

I rischi da esposizione ad uranio impoverito della popolazione della Libia in seguito all’uso di questo materiale nella guerra del 2011 sono stati valutati con un approccio il più possibile ampio, cercando di tenere in conto alcuni recenti risultati di studi nel settore.
Questo tipo di esposizione non è stato studiato in nessuna situazione precedente di esposizione ad alfa emettitori nei polmoni, riscontrate in ambito civile.
Tuttavia, la valutazione fatta delle dosi e del rischio conseguente alle due situazioni (Cruise “senza uranio” o “con uranio”) permette di trarre alcuni conclusioni.
Nel primo caso (best case), il numero di tumori attesi e’ molto esiguo d assolutamente non rilevante dal punto di vista statistico. Questa difficoltà statistica – come è appena ovvio rimarcare – nulla ha a che vedere con una assoluzione di questa pratica, una sua accettazione, o meno che mai con una asserzione di scarsa rilevanza o addirittura di innocuità.
Nel secondo caso (worst case), invece, siamo di fronte ad un numero di insorgente tumorali pari ad alcune migliaia. Queste potrebbero tranquillamente essere rilevabili a livello epidemiologico e destano, indubbiamente, forte preoccupazione.
Occorre, percio, che gli eserciti che bombardano la Libia chiariscano con prove certe, e non asserzioni di comodo, la presenza o meno, e in che quantita’, di uranio nei loro missili.
In passato, ci sono state smentite “ufficiali” della presenza di uranio nei missili Cruise[14], ma proveniendo esse da ambienti militari, l’autore si permette di considerarle, come minimo, con una certa cautela.
Sulla base dei dati a nostra disposizione, le stime sull’andamento dei casi di tumore nei prossimi anni in Libia a causa di questa pratica totalmente ingiustificata sono assolutamente preoccupanti. La discussione sull’incidenza relativa di ognuno degli agenti teratogeni utilizzati in una guerra (Chimici, radioattivi, etc.) ci pare – ad un certo livello – poco significativa ed anche, sia consentita come riflessione conclusiva, poco rispettosa di un dato di fatto: i morti in Libia a cuasa di questo attacco superano e supereranno di gran lunga qualunque cifra che possa venire definita “un giusto prezzo da pagare”.
E’ importante infine raccogliere dati e ricerche – e ve ne sono moltissimi – nel campo degli effetti delle “nuove guerre” su uomo e ambiente; bisogna mostrare come le armi moderne, per nulla chirurgiche, producano dei danni inaccettabili; occorre studiate cosa hanno causato, a uomini e ambiente che le hanno subite, le guerre “umanitarie” a partire dal 1991.
Massimo Zucchetti -Politecnico di Torino
zucchetti@polito.it

martedì 29 marzo 2011

Sensazionale: caso Quirra, il PM ordina riesumazione morti per tumore

guarda video


Poligono di Quirra, la Procura ordina
la riesumazione dei resti di 20 pastori

Il procuratore della Repubblica di Lanusei Domenico Fiordalisi ha ordinato la riesumazione dei resti di venti allevatori morti fra il 1995 ed il 2010 a causa di tumori al sistema linfo-emopoietico.

Tutti, secondo quanto e' stato possibile apprendere, avrebbero condotto al pascolo le loro greggi sui terreni del Poligono sperimentale interforze di Perdasdefogu-Salto di Quirra.

I  resti umani riesumati saranno analizzati dal fisico nucleare
Evandro Lodi Rizzini, direttore del Dipartimento di Chimica e fisica dell'Universita' di Brescia e membro del Cern di Ginevra, che e' stato incaricato dal procuratore Domenico Fiordalisi di eseguire gli esami peritali con metodiche che consentano di individuare eventuali tracce di contaminazioni radioattive o tossiche.

Gli esami, come gia' accaduto nel caso di quelli effettuati in un laboratorio francese sui resti di un soldato reduce dei Balcani, Ludovic Acariès, morto a 27 anni per un linfoma non Hodgkin, dovranno individuare anche
le correlazioni tra la causa delle morti e l'inquinamento che si sospetta possa esserci nell'area del Poligono.

Il prof. Lodi Rizzini sara' affiancato da un medico legale. Nel fascicolo processuale contro ignoti aperto dalla procura di Lanusei sono stati aggiunto intanto due nuovi capi di imputazione:
omicidio colposo con dolo e disastro ambientale.

La Squadra Mobile della Questura di Nuoro e' stata incaricata di predisporre gli atti per la riesumazione delle 20 salme che avverra' probabilmente a partire dalla prossima settimana.
fonte: Rainews 24

Aggiornamenti
Mariella Cau del coordinamento Gettiamo le Basi  [Download]
fonte Radio Onda d'Urto

E' iniziata stamani con il trasferimento in elicottero dall'aeroporto di Cagliari-Elmas verso il Poligono interforze del Salto di Quirra, la visita di due giorni in Sardegna della
Commissione parlamentare d'inchiesta sull'uranio impoverito. Dalle prime ore del pomeriggio i commissari hanno sentito diverse persone, al momento non precisate, all'interno della base dell'aeronautica. I commissario stanno quindi rientrando a Cagliari dove domani incontreranno alle 9 in Prefettura l'assessore regionale della Sanita' Antonello Liori e sentiranno altre persone in audizione.
 

lunedì 28 marzo 2011

Il bambino venuto dal mare

Yaeb SaraYaeb Sara, un bambino nato in mare, venuto dal mare.
Eleggiamolo a simbolo di pace, di vita che parla alla follia degli uomini.

Mi rivolgo al Presidente Napolitano: quale migliore occasione per ribadire le origini democratiche della nostra Repubblica, nata da un sogno di libertà e di riscatto, da una profonda esigenza di riconquista di dignità ferita, da un sentimento di affrancamento dall'ingiustizia affinché si realizzasse, in concreto, un progetto di futuro per una vita migliore, per un mondo migliore.

Caro Presidente,
nel 150° Anniversario dell'Italia, offrire la nazionalità a questo bambino venuto dal mare, sarebbe il corollario più nobile per dire all'intero consesso internazionale cos'è veramente il nostro Paese, quali i sentimenti e i valori che lo guidano.

Un saluto
Vladimir

sabato 26 marzo 2011

Quirra, l'indagine sbarca in Umbria


Aggiornamenti.
La novità saliente è che l'inchiesta sul Poligono Interforze di Quirra varca i confini della Regione Sardegna e approda in Umbria, a Baiano di Spoleto. Ecco quanto riportano i giornali locali sull'argomento.

° ° ° ° ° ° °
"Allo stabilimento militare di Baiano è stato ‘lavorato’ uranio impoverito?". 
È la domanda che serpeggia tra i dipendenti della fabbrica d’armi e la popolazione dell’hinterland spoletino, da quando si è appreso che anche lo stabilimento umbro è nel mirino del procuratore capo di Lanusei, Domenico Fiordalisi.
Il magistrato sta indagando sui colpi di artiglieria fabbricati da una società israeliana nel 1993 di cui una parte fu sicuramente arricchita con uranio impoverito e che potrebbero essere stati usati nel poligono di Salto di Quirra (Sardegna) nelle vicinanze del quale sarebbero aumentati i casi di leucemia fra gli abitanti. Le preoccupazioni crescenti tra la popolazione di Baiano e paesi confinanti, evidenziate anche dalle organizzazioni sindadali, sono condivise dal sindaco di Spoleto, Daniele Benedetti.
Intanto da San Gregorio di Ocenelli, paesino a ridosso dello stabilimento di Baiano, gli abitanti dipingono un quadro allarmante: "Qui vivono dodici famiglie, in tutto siamo una trentina di abitanti. Dieci sono colpiti da tumori gravi. È normale?". "Sono preoccupato — dichiara il sindaco Benedetti — dei possibili scenari che coinvolgerebbero lo stabilimento di munizionamento militare di Baiano di Spoleto, al centro di un’inchiesta sulle armi all’uranio impoverito condotta da parte della magistratura che sta acquisendo una serie di documenti su armi ed esercitazioni in alcuni basi militari sarde, del Lazio e anche allo stabilimento di Baiano. È chiaro che se le cose corrispondessero al vero — ha aggiunto Benedetti — ci si troverebbe di fronte ad uno scenario molto preoccupante. In situazioni così delicate non sono ammissibili né ambiguità, né indeterminatezza. Abbiamo bisogno di sapere con tempestività come stanno esattamente le cose. Vogliamo rassicurazioni precise e puntuali.
Per questo chiediamo che il Ministero della Difesa faccia totale chiarezza sulla questione. In questo momento — ha proseguito il sindaco di Spoleto — siamo molto vicini ai lavoratori e a tutti i cittadini di Baiano e condividiamo i timori e la pressante richiesta di risposta anche da parte delle organizzazioni sindacali. Sarà fatto tutto il possibile da parte di questa amministrazione per ottenere dal Ministero le informazioni necessarie per avere un quadro certo sulla questione e scongiurare ogni possibile situazione di incertezza che mette a rischio la salute dei cittadini".
(fonte La Nazione-Umbria)
Inoltre, c'è da segnalare quanto riportato sul sito del sindacato USB Pubblico impiego-Ministero della Difesa
[.. Il Ministero della Difesa ha sempre smentito di aver utilizzato armi all’uranio impoverito, ma il fatto che l’innalzamento di casi di leucemia fra gli abitanti che risiedono nei pressi del poligono di Salto di Quirra e una dettagliata relazione della competente Asl ha dato un nuovo impulso all’inchiesta che era stata avviata anni orsono. La magistratura vuole capire se l’Italia ha avuto a disposizione tali tipi di armamenti ed eventualmente come sono stati stoccati ed impiegati, mentre i lavoratori dell’ente umbro pretendono ora di sapere se il .personale tecnico civile ne è venuto a ‘contatto’, al punto da averli addirittura lavorati.
Nel 2001 era stata presentata un precisa interrogazione all’ex Ministro della Difesa Mattarella: “Il personale tecnico militare e civile di un deposito di armamenti in Italia ha richiesto nel mese di gennaio 2001 che siano effettuati dei controlli e delle analisi per i rischi collegati all'uranio impoverito; tale personale ha effettuato verifiche e lavorazioni su una serie di munizioni all'uranio impoverito su di un lotto ritornato dalle operazioni della Somalia".
L’interrogazione riguardava i colpi di artiglieria fabbricati da una società israeliana che vanno sotto la dicitura di proiettili 105/51mm APFS-DS-DM33. Alcuni lotti furono sicuramente arricchiti con uranio impoverito così da consentire ai colpi stessi di penetrare qualsiasi corazza: difficile però al momento stabilire se furono anche questi acquistati dall’Italia.
Lo Stabilimento Militare di Baiano di Spoleto lavorò quel tipo di colpi, molti anni più tardi da quell’intervento militare in Somalia (1993) che finì al centro del documento che i parlamentari posero in interrogazione.
Lo ricorda oggi il Segretario Regionale della USB Difesa Ettore Magrini. “Il nostro ente, mi pare di ricordare che fosse il 2005, fu chiamato ad operare alcune modifiche a quei colpi israeliani.
Proprio in quei giorni uscì un articolo-inchiesta de La Repubblica che parlava dell’uranio impoverito applicato a simili colpi di artiglieria e mi precipitai a chiedere delucidazioni sia alla direzione militare, sia al servizio prevenzione e protezione”.
La risposta fu precisa, anche se mai messa per iscritto: “ci dissero che dovevamo stare tranquilli perchè quei colpi di artiglieria non erano stati arricchiti con materiali radioattivo – continua Magrini – e che tutto era in regola per la sicurezza dei lavoratori, sia per i meccanici, chiamati ad intervenire sull’ogiva, sia per gli artificieri.
Non ci fu una risposta scritta, ma ricordo bene di aver messo a verbale la mia richiesta”.
Domani comunque il sindacato tornerà a farsi sentire chiedendo stavolta un impegno preciso anche se “le lavorazioni sui DM33” conclude Magrini “sono finite circa 2 anni fa”.
(fonte USB Pubblico Impiego)
° ° ° ° ° ° °
In Sardegna intanto l’attenzione sull’inchiesta è altissima tanto che nelle ultime ore si registra la presa di posizione anche dell’assessore alla sanità Antonello Liori: 'Chiedero' personalmente al ministro La Russa che lo Stato si faccia carico delle spese di uno studio epidemiologico nella zona del Poligono di Quirra, curato pero' direttamente dalla Regione. E' un problema di salute pubblica che rischia di danneggiare pesantemente l'economia del territorio ed è necessario accertare la verità. Perciò dobbiamo affidarci ad uno studio serio, documentato, imparziale. Ecco perche' la Regione si deve candidare alla sua gestione, ovviamente in stretta collaborazione con istituti specializzati, in primis l'Istituto superiore di sanità, da affiancare alle Aziende sanitarie regionali''.

Infine


Scoperta un'altra discarica nel Poligono
Spunta nuovo materiale cancerogeno

 
Una nuova discarica di materiali pericolosi è stata scoperta vicino al Poligono sperimentale interforze di Perdasdefogu-Salto di Quirra nell'ambito delle attività disposte dal procuratore della Repubblica di Lanusei, Domenico Fiordalisi.
La nuova discarica si troverebbe vicino al punto dove qualche settimana fa le piogge avevano fatto affiorare parti di missili e razzi. Oggi, invece, gli agenti hanno trovato, in un'area di ettaro, apparecchiature elettriche, lamiere, fusti metallici, avvolgimenti di vario materiale, amianto, pneumatici e gomme, cavi elettrici. Per recuperare il materiale è stato utilizzato un escavatore. Il procuratore Fiordalisi, informato del ritrovamento, ha esteso il provvedimento di sequestro anche a questa parte della zona e, nei prossimi giorni, verrà effettuata una nuova verifica alla ricerca di eventuale radioattività. Nel lavoro di ricerca i forestali sono stati affiancati dal tossicologo Pierluigi Carboni, per accertare se ci sia stato avvelenamento delle falde acquifere.
(fonte L'Unione Sarda)
Un saluto
Vladimir
... sta arrivando una catastrofe

Le pallottole ricoperte di zucchero del “libero mercato” stanno uccidendo i nostri figli. L’atto dell’uccidere è orchestrato, con fare distaccato, attraverso il commercio di programmi per il computer nelle Borse Merci di New York e Chicago, dove vengono stabiliti i prezzi mondiali del riso, del frumento e del granturco. Persone di paesi diversi vengono simultaneamente impoverite a causa del meccanismo del mercato mondiale. Una piccola parte di istituzioni finanziarie e società per azioni mondiali ha la capacità di determinare i prezzi degli alimenti base quotati nelle Borse Merci, con ripercussioni dirette sul tenore di vita di milioni di persone in tutto il mondo.

Così si esprime il professor Michel Chossudovsky nell’ultima pubblicazione del Global Research Institute di Ottawa, “The Global Economic Crisis: The Great Depression of the XXI Century”. Un bilancio drammatico: la crisi economica mondiale ormai dilagante è la vera “grande depressione del XXI secolo”. Un vertiginoso «processo di impoverimento mondiale» che ha raggiunto la massima svolta, «portando alla diffusione simultanea di carestie nelle principali regioni in via di sviluppo». Espressione biblica: carestia. E’ quella che l’economista canadese, direttore del prestigioso centro studi indipendente, non esita ad usare: «La carestia è la conseguenza di un processo di ristrutturazione del “libero mercato” dell’economia mondiale, che trova le radici nella crisi del debito pubblico dei primi anni Ottanta del secolo scorso».

siccitàNon si tratta di un fenomeno recente, collegato alla crisi economico-finanziaria del 2008-2009, come suggerito da numerosi analisti occidentali: «La povertà e la denutrizione cronica erano condizioni già esistenti». Spiega Chossudovsky: «Le impennate drammatiche nel prezzo del cibo e del carburante, che hanno preceduto il crollo finanziario del 2008-2009, hanno contribuito all’inasprimento e all’aggravamento della crisi del cibo», di fatto già esplosa. «Queste impennate nei prezzi, che raggiunsero un picco nel luglio 2008, hanno colpito il mercato degli alimenti base, inclusi i prezzi al dettaglio nazionali, in tutte le regioni del mondo». Di qui il dilagare dei movimenti di protesta: prima delle rivolte in Tunisia e in Egitto, le impennate dei prezzi del cibo e della benzina avevano fatto scoppiare proteste in diverse regioni del mondo. Particolarmente critica la situazione in paesi come Haiti, Nicaragua, Guatemala, India e Bangladesh.

Un copione molto simile quasi ovunque: prezzi alle stelle, aumenti improvvisi del 40%, il costo del riso che raddoppia e diventa proibitivo per un operaio bengalese costretto a vivere con 25 dollari al mese. Tra il 2007 e il 2008 le prime rivolte: in Bangladesh, al Cairo, in Costa d’Avorio dove in migliaia hanno marciato verso la casa del presidente Laurent Gbagbo, scandendo slogan come “abbiamo fame” e “la vita è troppo cara, ci ucciderete”.
Manifestazioni analoghe, con scioperi e scontri, si sono succedute in Bolivia, Perù e Messico, in Indonesia e nelle Filippine, in Pakistan e in Uzbekistan, in Thailandia, nello Yemen, in Etiopia e nella maggior parte dell’Africa sub-sahariana.

Un capitolo a parte nella nuova geografia dell’apocalisse riguarda la Somalia, dove dal 2008 la vertiginosa ascesa dei prezzi del cibo e del carburante ha precipitato la popolazione nell’incubo della fame, cui si aggiunge la penuria d’acqua: il bestiame di cui le persone si nutrono cade improvvisamente morto sulla sabbia, gli abitanti dei villaggi stanno morendo di fame e di sete: «Molti somali stanno cercando di contenere l’inedia con una farina sottile cotta nell’acqua, prodotta da rami schiacciati di biancospino, chiamata “jerrin”». Gli anziani raccontano che i bambini «si masticano le labbra e la lingua» perché non hanno altro da mangiare. Per Chossudovsky, è «una catastrofe in divenire»: in alcune aree della Somalia i prezzi sono aumentati del 500%, la popolazione è disperata e si teme che il peggio debba ancora arrivare.
E’ infinita la lista dei paesi ridotti in miseria, non certo aiutati dall’ultima crisi finanziaria mondiale: se i prezzi-base sono improvvisamente crollati alla fonte, non sono invece cambiati per i consumatori poveri: «I meccanismi basilari della manipolazione dei prezzi mondiali, per i forti interessi collettivi e per gli speculatori istituzionali, sono rimasti intatti sotto un punto di vista funzionale», accusa Chossudovsky. «Non si può escludere una nuova ondata di commercio speculativo negli alimenti di base e nel carburante», ovvero nei beni primari: «Regolari provviste di cibo, carburante e acqua sono un requisito per la sopravvivenza della specie umana. Costituiscono le fondamenta economiche e ambientali per lo sviluppo di una società civilizzata».

Acqua, cibo e petrolio: «Senza precedenti nella storia dell’umanità, questi tre prodotti di base o beni essenziali, che in un certo senso determinano la riproduzione della vita economica e sociale sul pianeta Terra, sono sotto il controllo di un ristretto numero di società per azioni e istituzioni finanziarie mondiali. Il destino di milioni di esseri – continua Chossudovsky – viene deciso dietro le porte chiuse delle sale di consiglio d’amministrazione delle società, come parte di un’agenda guidata esclusivamente dal profitto». In più, «organizzazioni governative o intergovernative sono complici di questi granosviluppi: le politiche economiche e finanziarie dello Stato sono controllate da interessi societari privati».
Il commercio speculativo, scrive Chossudovsky, non è oggetto di politiche regolatrici. E’ anzi valido il contrario: «La cornice del mercato speculativo nelle Borse Merci è protetta dallo Stato. Per di più, le forniture di cibo, acqua e carburante non sono più soggette alla regolamentazione o all’intervento governativo o intergovernativo con lo scopo di alleviare la povertà o evitare la rapida diffusione di carestie». Siamo a un capolinea drammatico, che si tende a non vedere: «Ampiamente offuscata dai rapporti ufficiali e da quelli dei media, sia la “crisi del cibo” che la “crisi del petrolio” sono il risultato di una manipolazione speculativa delle valute di mercato da parte dei potenti attori dell’economia». Attori che agiscono tramite un meccanismo di mercato apparentemente neutro e “invisibile”, con conseguenze «devastanti», che «vengono disinvoltamente accantonate come il risultato di considerazioni tra domanda e offerta».
Non ci si sta occupando di “crisi” del cibo, carburante o acqua, distinte e separate, ma di un processo mondiale di ristrutturazione economica e sociale, avverte Chossudovsky. L’impennata drammatica dei prezzi di queste tre materie prime non è un caso: «Tutte e tre le variabili, compresi i prezzi degli alimenti di base, dell’acqua per la produzione e il consumo, e del carburante, sono oggetto di un processo di manipolazione del mercato deliberata e simultanea». Tra il 2005 e il 2008, quando la crisi del cibo fu un crescendo di prezzi degli alimenti, aumentarono di colpo anche il prezzo del petrolio e quello dell’acqua privatizzata, indispensabile risorsa per la produzione agricola e industriale, per l’infrastruttura sociale, per la sanità pubblica e il consumo domestico.
Proprio la privatizzazione dell’acqua su scala mondiale ha fatto crescere enormemente il prezzo della risorsa vitale più preziosa: «Stiamo affrontando il più importante sconvolgimento economico e sociale, e una crisi globale senza precedenti, caratterizzata dalla relazione triangolare tra acqua, cibo e carburante – tre variabili fondamentali che insieme si ripercuotono sugli stessi mezzi di sopravvivenza umana». Impennate dei prezzi, continua Chossudovsky, che impoveriscono e distruggono le vite delle persone. «Per di più, il collasso mondiale nel tenore di vita si sta verificando in un periodo di guerra: è strettamente correlato al programma militare».
Le guerre nel Medio Oriente e nell’Asia Centrale stringono una relazione diretta con il controllo del petrolio e delle riserve d’acqua. Sebbene l’acqua non sia al momento una materia prima venduta a livello internazionale come può valere per il petrolio e gli alimenti di base, è anche oggetto della manipolazione del mercato attraverso la sua privatizzazione. L’acqua è una risorsa naturale oggetto sia di acquisto che di vendita. La tendenza punta verso la sua commercializzazione. «Sia lo Stato, così come la serie di organizzazioni internazionali – a cui spesso ci si riferisce come “comunità internazionale” – sono al servizio degli interessi spregiudicati del capitalismo mondiale».
I principali organi intergovernativi, incluse le Nazioni Unite, le istituzioni della Bretton Woods e l’Organizzazione mondiale del commercio (Omc) hanno sottoscritto il Nuovo Ordine Mondiale (New World Order) a favore dei loro finanziatori societari. Tutti i governi, accusa Chossudovsky, hanno abbandonato il loro ruolo storico di regolatori delle variabili economiche chiave, così come quello di garanti dei mezzi di sussistenza minimi del loro popolo. E i media «hanno sviato con noncuranza l’opinione pubblica in fame 1merito alle cause dell’impennata dei prezzi del 2005-2008, concentrandosi quasi esclusivamente su questioni come i costi di produzione, il clima e altri fattori», irrilevanti nel giustificare l’impressionante impennata dei prezzi.
Da New York a Chicago, c’è chi manovra per fare miliardi sulla pelle dell’umanità: «I prezzi del grano vengono intenzionalmente incrementati tramite operazioni speculative di larga scala». Il Chicago Board of Trade e il Chicago Mercantile Exchange hanno costituito la più grande entità mondiale che si occupa del commercio delle materie prime, «inclusa una vasta gamma di strumenti speculativi (premi, premi sui futures, fondi comuni d’investimento indicizzato, e così via)». Il commercio speculativo del frumento, del riso o dei cereali «può verificarsi in assenza di una transazione vera delle materie prime».
Le istituzioni che speculano nel mercato del grano, dice Chossudovsky, non sono necessariamente coinvolte nell’effettiva vendita o consegna del grano stesso. «Le transazioni possono utilizzare i fondi comuni d’investimento indicizzato delle materie prime, ovvero scommesse sul generale movimento di rialzo o ribasso dei prezzi di queste materie». Una “vendita a premio”, che scommette sul calo del prezzo o sul suo aumento. Gli utili si ottengono quando il prezzo cresce. Al contrario, se lo speculatore vende allo scoperto, se ne trarranno guadagni quando il prezzo crolla. «Attraverso manipolazioni interessate, speculatori istituzionali e istituzioni finanziarie fanno crescere il prezzo e poi piazzano le loro scommesse su un movimento in rialzo nel prezzo di una particolare materia prima». Proprio la speculazione «dà vita alla volatilità del mercato». A sua volta, «l’instabilità che ne deriva incoraggia ulteriori attività speculative». E il mondo, nel frattempo, rischia di morire di fame
(info:
www.megachip.info).
tratto da www.libreidee.org